martedì 21 ottobre 2014

Vado su internet, che paura!

Questa riflessione è nata a tavola, finito di mangiare, quando sorseggiando un ammazzacaffé ci si mette a parlare delle cose più strane e disparate.
Ha avuto inizio quando mia madre (che di lavoro fa l'insegnante alle elementari) ha detto che ai bimbi sarebbe stato fatto seguire un corso sull'uso del computer e internet, in particolare sui modi per evitare il problema del cyber-bullismo, del trolling, del mobbing e compagnia bella.

Alché le ho risposto che durante queste lezioni non viene mai insegnata la prima vera cosa fondamentale: di prepararsi al peggio.


Difficilmente questi "esperti" infatti dicono cose come questa ai ragazzini:
"Quando andate su internet, fate le cose come si deve. Fatele per bene, nel tempo vi insegnermo come. Altrimenti preparatevi, perché vi offenderanno. Lo faranno. Cercheranno di farlo, in tutti i modi. Se gli starete antipatici vi puniranno. Non vi conforteranno, non vi ci potrete rifugiare. Vi escluderanno e voi sarete impotenti."

Mi spiego meglio: queste lezioni fanno apparire la questione "cyber-bullismo" come un problema destinato a risolversi continuando a dire alle persone come evitarlo oppure come teoricamente le persone si dovrebbero comportare. Tuttavia capite bene che in questo modo la questione che al momento è già presente non si risolve e tutte le belle parole vanno sprecate al vento nel momento in cui disgraziatamente qualcuno ci si ritrova davvero.


Una volta ai figli si diceva "non accettare le caramelle dagli sconosciuti", adesso tocca dirgli "non accettare l'amicizia dagli sconosciuti"... con la differenza che l'amicizia su un social network fa numero e dei grossi numeri ci se ne può vantare con tutti.

Internet è un luogo, notoriamente, composto da tante, ma tante, persone diverse. Molte di queste sono perfettamente "normali", tranquille nel loro essere, ma un buon numero di queste, specie gli adolescenti, hanno la strana tendenza di essere piuttosto bastardelle.

Onestamente, ai bambini si può continuare ad insegnarli come evitare i problemi quanto si vuole, ma quando sono i problemi a cercare te allora le cose si fanno un attimino più complicate.
Perché sì, gli altri possono cercare di rovinarti la festa anche quando tu non hai fatto altro che presentarti e dire "eccomi qua".
La cosa non è certo una novità. Fino a qualche hanno fa avremmo detto la stessa cosa, ma con una doverosa differenza: la tracciabilità.

Entravi in un forum, ti piaceva, ti iscrivevi, andavi sul topic delle presentazioni che contava milioni di post dove la gente si presentava e forse ogni tanto qualcuno rispondeva al saluto, ti presentavi, andavi nel primo topic di tuo interesse, scrivevi qualcosa - davi un'opinione -, e se il primo impatto era positivo allora la gente magari ti rispondeva pure seriamente, ma se il primo impatto era negativo, alla

"RAGA VEDO KE SIETE BRAVI CON IL PC DV POSSO TROVARE VICE CITY !!!"

probabilmente allora qualcuno avrebbe risposto con frasi piuttosto standardizzate come

"ma sparisci niubbo"

Che per chi è più giovane significa "novellino".

Era strana 'sta cosa: sembrava che tutti i forum fossero aperti a nuovi iscritti e che spasimassero per avere nuove voci nel coro, quando poi se qualcuno provava ad inserirsi si schiantava inesorabilmente contro un muro.
Ma tutto dipendeva, come ho già detto, dal primo impatto. Se magari un utente scriveva in un paio di topic seriamente e solo poi aggiungeva:

"Già che ci siamo, ho cercato ovunque su Virgilio ma non riesco a trovare modi per *spoiler* scaricare GTA Vice City *spoiler*, avete una fonte vostra?"

allora ci stava anche che qualcuno facesse:

"Ma usare Google al posto di quella merda di Virgilio no, eh?" (non da la soluzione ma fornisce il mezzo per raggiungerla)
"Kazaa" (soluzione)
"Lascia perdere Kazaa che ci trovi solo virus, usa eMule, è nuovo e decisamente meglio." (soluzione)
"Vai di BitTorrent, è una novità ma funziona."  (soluzione)

Oggi invece il primo impatto non avviene più in maniera così semplice.

Mi connetto online, mi faccio il mio video di gameplay mentre gioco a Minecraft, lo metto su Youtube e aspetto pazientemente i commenti del magnanimo popolo di internet.
Qualche giorno dopo che qualcuno è riuscito a trovare il mio video perché probabilmente non aveva di meglio da fare nella vita mi ritrovo con diversa gente che grida alla mia incompetenza. Poi disgraziatamente qualcuno di loro va sul mio account facebook (perché per far salire il conto delle amicizie al fronte dei 6000 fan che dal primo giorno si sarebbero sicuramente innamorati del mio canale non potevo non metterlo in descrizione) e scopre anche che ho 12 anni.

Qui le persone dotate di un minimo di intelligenza si fermerebbero, altre magari potrebbero dare qualche consiglio tipo "forse ti esponi un po' troppo", ma sicuramente altre ti prendono di mira e usano tutto ciò che tu gli hai fornito della tua pagina fb (che ovviamente hai sempre tenuto aggiornato con tutte le stupidaggini che passano in testa ai bimbi di 12 anni) per fondamentamente rivoltare la tua vita come un guanto.

Questo prima non succedeva: la pagina fb non c'era, non c'era Twitter, non c'era G+. Le cose, se una persona era stata attenta, non le scoprivi. Era difficile andare a cogliere qualcuno sul personale, perché le uniche info personali che avevi su di lui erano quelle che lui ti aveva saltuariamente fornito. Poteva essere un 40enne che scriveva da idiota, poteva essere un bimbo di 9 anni. Non solo non avresti potuto saperlo, ma lui stesso non si sarebbe esposto.


Già, perché a me, quando a scuola mi fecero la chiacchierata su "come si usa internet" (che già le facevano) questo mi insegnavano:

"Non far sapere nulla di te a nessuno. Non condividere mai i tuoi dati, non dire mai il tuo vero nome.
Internet è pericoloso. Internet fa paura."

Erano gli scoppiettanti anni '90, primi del 2000. C'era fin troppo riguardo e demonizzazione nei confronti di internet, improvvisamente diventato causa e origine di ogni male. Ma l'insegnamento filava:
"Internet è per chi è anonimo. Se vuoi andare su internet, rimani anonimo."
potrei aggiungere io:
"...che magari non serve, ma male non fa."

Un esempio pratico?
La mia prima esperienza su una piattaforma dove bisognava parlare con altre persone: un forum. Alla tenera età di 12 anni.
In merito ad un sondaggio su quale dicitura preferissimo usare per i soldi in Final Fantasy, tra Gil o Guil, rispondo (citazione diretta):

"Macchè Gil e Guil!!!! Vai con i GoldPoint (GP) del primo Final Fantasy x il NES!!!!"

Ed ecco, signore e signori, la prima risposta che mi fu data in vita mia su un forum (direi anche di essermela meritata):

"Eggià... evviva il tamarro, evviva il truzzo! è arrivato il coglione."

-La seconda, per la cronaca, fu in risposta alla domanda "posso avere il tuo indirizzo MSN messenger?" "No."-

(Come nota in disparte, ho letto altri miei post dell'epoca in quel forum e Dio Santo che imbarazzo).

All'epoca risposi per le rime con un messaggio a sua volta provocatorio, ma ribattendo non tanto sul fatto che mi aveva dato del coglione, quanto su quello che i primi FF fossero in effetti i migliori *tips fedora*.
Del resto non aveva senso prendersela con quello dall'altra parte: io ero entrato nel forum, io avevo deciso di rispondere e sempre io ero completamente ignoto a tutti loro. Già, loro avevano tutte le ragioni per rispondermi male, ma allo stesso tempo avevo io tutti i modi per farmi scivolare addosso ogni risposta: del resto nessuno sapeva chi io fossi veramente.

Oggi molti direbbero che quello mi ha trollato ed io ho abboccato all'amo.
Sarebbe sbagliato. Lui non mi aveva affatto trollato, quello non è affatto trolling o bullismo: io avevo scritto un'idiozia e lui mi aveva ripreso. Io ero la vittima dell'insulto, ma aveva ragione lui.


Ma ora no, ora bisogna "metterci la faccia" in quello che trasportiamo sulla rete. Ed ha senso, è anche una presa di posizione coraggiosa, ma lo è solo se si è pronti a pagare il prezzo della notorietà.

Già, perché non è che il popolo di internet sta chiedendo a gran voce "entrate e unitevi alla festa", si limita solo a tenere la porta, anzi il portone, completamente spalancato con la scritta "Entrata Libera".

Dove è la differenza?

Che se entrate, avete deciso di farlo di testa vostra, nessuno ve lo ha chiesto. Nessuno vi ci ha voluto, siete voi che avete deciso di mettervici dentro. E ne avete ogni diritto! Sia chiaro, non è che solo perché nessuno ci ha "richiesto" allora la nostra presenza è indesiderata ed indesiderabile, è che non rappresentiamo nulla, non siamo nessuno.
Bisogna meritarci il nostro posto e per farlo bisogna anche prepararsi con una bella pelle dura.

Nel momento in cui ci esponiamo personalmente lo facciamo in tutti i sensi: se sbanderiamo la nostra età, il nostro aspetto, i nostri gusti, le nostre intenzioni, eccetera ai quattro venti, dobbiamo anche farlo in coscienza delle possibili conseguenze negative che possono scaturirne dall'uso scorretto.

Internet non è il rifugio della persona con problemi sociali, sarebbe una medicina peggiore della malattia.

"Ma ti sembra giusto?!" diranno alcuni.
"Ti sembra che solo perché esistono degli idioti a giro uno debba farsi la pelle dura, debba porsi dei paletti e delle attenzioni per colpa d'altri?".

No. Non è giusto.
Ma non possiamo farci nulla: ora, in questo istante, gli idioti esistono. E se tu sei una persona sensibile a quello che potrebbero dire allora stai in guardia, perché parleranno e non ci sarà nessuno a fermarli. Il compito di non dar peso alle loro parole è tuo, e di nessun altro.

Già, proprio perché io posso e devo avere il diritto di dire quello che mi pare, anche se sono un idiota, tu devi stare in guardia.
Non potete togliermi questo diritto: ma tu puoi non stare ad ascoltare.

Assurdo? Sto dicendo forse che è colpa delle vittime se si sono sentite offese per delle parole ricevute su internet?

Sì.

Se scendi in campo, scendi in campo. E il campo è pubblico, aperto e *per fortuna* di libera parola, dove posso dire menzogna e verità, inganno e astuzia, minaccia e parola di conforto. Mettici la faccia e loro avranno più armi contro di te. Mettici la testa e la faccia e nessuno potrà farti nulla, perché alla fine è solo un idiota dietro (o davanti) allo schermo.
Attenti bene: non ho scritto apposta "è colpa delle vittime se le hanno offese", ma "se si sono sentite offese". C'è una grossa differenza.


Discorso un po' a parte mi sento di doverlo fare per il gaming.
Nel mondo dei videogiochi, si sa, vige una certo atteggiamento, piuttosto chiuso. Si sente spesso parlare di donne e bambini che, non appena si fanno sentire, vengono universalmente maltrattati. Ora parlerò per me, e non sono un grande esempio visto che io odio giocare in multiplayer, quindi non è che abbia molta esperienza, ma quelle poche volte che è capitato di trovare in chat vocale una donna non è mai, e ripeto, mai, capitato che qualcuno partisse con battute idiote o discorsi cretini.
Non dico che non esistano questi episodi, dico solo che non mi è mai capitato. Non vedo cosa ci sia di male nel perdere contro o giocare con una donna.

Il discorso però cambia quando si parla di bambini.
A nessuno "più grande" piace perdere contro uno "più piccolo", sia esso un maschietto o una femminuccia. E' una questione di principio.
Il solo sentire che in questo momento in partita con noi c'è un bimbo di 10 anni ci urta i nervi: e c'è una ragione. Ci ricorda che stiamo giocando, che nonostante ormai magari abbiamo 20 o 30 o più anni stiamo giocando ad un gioco che però come attività dovrebbe appartenere ad un target più giovane.
Tutti giocano, certo, perfino gli adulti, ma i videogiochi hanno questa peculiarità: sono eterni. Ci gioca il bimbo e ci gioca l'uomo, ci gioca la nonna e ci gioca la ragazza.
Pochi uomini giocano ancora con le automobiline e poche donne si divertono ancora con il Gioco della Campana - o perlomeno le considerano attività da fare periodicamente -.
Sentirci paragonati ad un "poppante" durante una partita però urta il nostro orgoglio e può dare fastidio.
I più grandi probabilmente (si spera) lasciano correre, fanno spallucce e tolgono l'audio alla chat vocale. Problema risolto.
Ma i ragazzini? Cosa succede quando è quello di 16 a prendersela con quello di 10?
Andrà davvero tutto così bene?
Nota a margine: che poi capiti di sentire in chat i bimbi anche under 10 solo negli sparatutto in prima persona moderni, in Minecraft o World of Warcraft potrebbe essere oggetto di altre discussioni, ma per ora lascio perdere.

Ora, dopo tutto questo demonizzare è giusto spezzare qualche lancia. Come dicevo all'inizio, buona parte delle persone che ci circonda, dentro o fuori la rete, è assolutamente normale, cordiale, ben disposta e piacevole da rapportarcisi. Il sentimento che dico io dovrebbe accompagnarci non è quello di chi cammina in un campo minato, pronto ad esplodere al primo passo falso, è piuttosto quello di chi sa di star facendo qualcosa di pericoloso ma innocuo fintanto che non si mette a fare sciocchezze.
Perché buona parte della gente forse sarà lì per aiutarti, ma tanti saranno anche lì per approffittare del tuo momento di debolezza.


Vai su internet? Sii pronto al peggio.

Che magari non serve, ma male non fa.


mercoledì 1 ottobre 2014

[Videogiochi] Aggiornamenti #GamerGate di Settembre

Non c'è niente da eccepire: è stato un mese di fuoco.

Io stesso mi trovo nell'impossibilità di scrivere correttamente tutto, non ci riesco, è successa troppa roba. Troppo frammentata per esser detta pezzo per pezzo, ma ora anche troppa e tale da occupare non poco tempo a chi scrive.

Per questo non intendo nascondermi dietro un dito: stavo proprio cercando di raccapezzarmi su come diamine fare a scrivere tutto quando InternetAristocrat è corso in mio aiuto facendo lui un perfetto video d'aggiornamento sulla vicenda.

Quindi mi limiterò a fare una sorta di riassunto di quanto dice lui, aggiungendo di tanto in tanto del mio. Ricordate dunque che qui stiamo parlando di cose non dette da me, ma da altri.

Leggere tutto, compresi i link sarà titanico per molti, me ne rendo conto, ma ne vale davvero la pena.

Gli articoli linkati, di solito di Milo Yiannopoulos, sono a loro volta tradotti.




La Prima Settimana

Il PAX. O Penny Arcade Expo. Tante persone sono presenti a quest'evento, che alcuni tenevano d'occhio a causa di una notiziola che girava per i forum. Vuoi perché questa notiziola esisteva, vuoi perché magari era solo frutto della fervida immaginazione di qualcuno con eccessive manie cospirative, non è successo nulla.
Ovviamente la cosa riguardava Zoe Quinn, che avrebbe avuto uno spazio tutto suo per una conferenza. Conferenza che c'è da dire ha avuto un estremo successo portando migli...centi... oddio, forse una decina di persone (dai video anche piuttosto annoiate) a fare da spettatori.

Lasciando perdere il fortunatamente privo di eventi PAX, a seguire sono saltati fuori due articoli su #GamerGate. Uno pro e uno contro.

Iniziando da quello contro, è stato scritto da Jenn Frank per il The Guardian. Si tratta dell'ennesima presentazione di massima di GamerGate da un punto di vista estremamente contrario alla vicenda, solite affermazioni che sia solo una campagna sessista ordita da 4chan, ecc.
Ora, la povera piccola Jenn ha avuto qualche problema per questo suo articoletto, problemi non da poco visto che forse è rimasta pure senza lavoro. (Non si capisce bene dal tono su Twitter, ma sicuramente ha passato dei brutti dieci minuti).
Perché mai questa violenza su una povera reporter? Quale patriarcale macchinazione ha portato a tutto questo?

Più che di macchinazione bisognerebbe parlare di "oblazione", in quanto il suo capo si è arrabbiato con lei a causa di alcune informazioni che subito dopo alcuni utenti hanno rivelato proprio sulla innocente Frank.
Jenn Frank aveva (e probabilmente ha) legami finanziari con Zoe Quinn: da lei prendeva dei soldi. Così come sempre Jenn Frank si occupava di finanziare il Patreon di Maya Kramer... che a sua volta è legata finanziariamente con Zoe Quinn (il cerchio è completo).
Come scusa ha tirato fuori che inizialmente avrebbe voluto scrivere dei queste sue relazioni finanziare nell'articolo, ma che nientemeno che il capo editor del The Guardian le avrebbe imposto di non farlo.

Questo evento relativamente da poco ha suscitato però l'interesse di altri giornalisti, slegati dall'ambito videoludico. Ed ecco che entra in scena Milo Yiannopoulos, giornalista inglese per il Breitbart News. Completamente ignaro di come funziona il mondo dei videogiochi, Milo si è buttato a capofitto nella storia e, dopo aver raccolto quante più opinioni possibili, scrive un articolo molto onesto (del resto in passato aveva lui stesso parlato un po' acidamente dei videogiocatori) e senza peli sulla lingua: "Bulle Femministe Fanno a Pezzi l'Industria dei Videogiochi".

Frattanto continua il silenzio da parte delle testate giornalistiche più famose. Ad onor del vero qualcuno cerca di dare qualche notizia, ma finisce male: ricordate GamesNosh, di cui ho parlato in un articolo precedente? Ecco che accade qualcosa di simile anche a qualcun altro.
TechRaptor, sito assai minore di giornalismo videoludico, inizia a dire la sua schierandosi non apertamente, ma piuttosto chiaramente, dalla parte di #GamerGate, pubblicano e sono autori anche dell'intervista a Daniel Vavra che ho riportato tradotta in questo stesso blog. Improvvisamente si ritrovano bannati da Reddit senza alcuna ragione che andasse a motivare una simile azione, inoltre poco dopo ricevono un attacco hacker (probabilmente un semplice DDoS) sul sito che li costringe a mettere tutto offline per qualche giorno.

Anche un altro sito minore scrive qualcosa, stavolta contro non tanto #GamerGate quanto il progetto dei The Fine Young Capitalists, si tratta di Gameranx.
Non c'è da stupirsi però: Gameranx è legato a doppio filo con un noto utente di nome WhiteSupremacist (Ian Miles Cheong - che non è affatto bianco di pelle): costui è famoso per essere un SJW "di comodo", uno di quelli che palesemente usa la scusa della giustizia sociale per infastidire chi non la pensa come lui, autodefinitosi "turbofemminista", così efficente nel proprio esprimersi a favore delle donne che quando scrisse una serie di tweet in merito ad un microfono posizionato ad un'altezza tale da toccare i seni di una donna, la stessa gli rispose che doveva "andare a farsi scopare da qualcuna".

Ma a concludere la settimana è arrivata una chicca non da poco: un ex-moderatore di Reddit rilascia su internet la registrazione di una discussione interna all'amministrazione del sito. Durante la riproduzione parlano di vari argomenti come in base a quali legami bannare persone anche se non hanno scritto ancora nulla, di cosa è concesso parlare e perfino in quali casi "ammettere" o perfino incitare il dox... per non parlare di quando pianificano di accusare di pedofilia tutte le persone noiose o fastidiose per togliersele velocemente di torno. Questo il link alla conversazione, pubblicata su SoundCloud: http://goo.gl/ERCglu (in inglese)

La Seconda Settimana

La seconda settimana di Settembre si è aperto con lo stream del video Indie-Fensible, dove CameraLady va ad approfondire i legami tra molti sviluppatori indie come Phil Fish e i loro dubbi collegamenti con lo staff addetto alla premiazione di alcuni festival del gioco indie. Il video viene rimosso dagli autori dopo aver ricevuto minacce legali (probabilmente scaturite dal fatto che buona parte delle informazioni diffuse nel video provengono dal risultato di un dox del sito di Polytron). Ad oggi il video non è disponibile, ma gli autori dicono che tornerà e che ne seguiranno altri.

Durante questo periodo abbiamo anche avuto modo di osservare nel pratico la differenza nel modo d'agire presa da Kotaku e Polygon. I primi hanno dichiarato vietato per un loro reporter finanziare tramite Patreon altri soggetti capaci di diventare protagonisti dei loro articoli; mentre Polygon ha affermato che non c'è letteralmente nulla di male in un reporter che scrive articoli su una persona a cui ha donato del denaro. Voglio dire, che sarà mai?

Ma a differenza di questi due siti simpaticoni The Escapist si comporta diversamente e rilascia una Publisher Note dove in molteplici pagine rilascia una sorta di comunicato ufficiale: anzitutto si scusano e promettono di impostare nuovi standard interni per praticamente ogni cosa.
E' in questo momento che Milo rilascia un nuovo articolo affermando che i videogiornalisti non stanno facendo bene il proprio lavoro e che stanno reagendo nel peggiore dei modi alle pressioni, sia benevole che non, esercitate dal pubblico.

Poco dopo in un subreddit di KotakuInAction appare un post scritto da uno sviluppatore di videogiochi australiano. Questo sviluppatore parla di varie cose, ma soprattutto rende noto un dettaglio sconcertante: tempo prima EA aveva subito un pesante hack perdendo le informazioni private di ben 40.000 account e si era di conseguenza accordata con i giornalisti tramite un accordo privato per far sì che la notizia non si venisse a sapere. Fino ad oggi.
Due giorni dopo l'apparsa del post nel subreddit il sito CinemaBlend rilascia un'intervista con ammissione di colpa da parte di EA: l'accordo esisteva.

Dunque i giornalisti sono più che avvezzi a scegliersi i propri soggetti di cui parlare, specie se c'è un incentivo a motivarli. Che sia per questo che la storia di abusi subiti da TFYC non è mai stata pubblicata da nessuna parte? Vediamo un po': il 10 Settembre Jason Schreier di Kotaku scrive che il caso TFYC non rappresenta una notizia degna di nota, visto che è "un pantano nel quale è difficile volersi invischiare".
Ma questo poco importa: l'IndieGoGo di TFYC ha avuto successo e i soldi assicurati.


...La risposta avrebbe aspettato poco ad arrivare.


La Terza Settimana

Oh ragazzi. La terza settimana. Logisticamente vediamo avvenire un evento apparentemente secondario, ma in realtà assai importante: lo XOXOFEST. Si tratta di una convention per hipster pretenziosi, nulla più e nulla meno. C'è da notare però che varie presentazioni sono state tenute nel corso dello stesso da personaggi tutti più o meno legati a #GamerGate: c'era perfino Anita Sarkeesian!

Cerchiamo di andare in ordine cronologico ora.

Il 16 Settembre Christina Sommers, saggista statunitense e nota femminista a livello internazionale, rilascia un video nel quale va ad indagare se i videogiochi siano effettivamente sessisti o meno. Arriva alla conclusione che no, non lo sono. E che i giocatori che tanto se la prendono per queste questioni sono solo persone affezionate e dedite al loro hobby, forse eccessivamente.
Il pubblico generale accoglie molto positivamente il video, ma lei viene ugualmente attaccata da Polygon e compagnia: iniziano infatti ad affermare che costei non sia una "vera" femminista e si sia fatta traviare dai tentacoli della patriarchia.

Il 17 Settembre Milo scrive un messaggio particolare su Twitter: sta accadendo. Ma cosa?

Da tempo dietro #GamerGate è sempre serpeggiato un sospetto, per alcuni un dato di fatto, per altri una follia plausibile, ma che nessuno ritiene veramente vera: la teoria della cospirazione. E se TUTTI i videogiornalisti fossero d'accordo? Se decidessero le cose di comune accordo per manipolare la nostra attenzione? Ma no, impossibile.

E invece sì. LA COSPIRAZIONE ESISTE ed ha un nome: GameJournosPro.

GameJournosPro è una lista di indirizzi e-mail destinatari di una mailing list istituita da Kyle Orland di Ars Technica nel 2010. Questa lista contiene praticamente un po' tutti i nomi di spicco del settore. Inclusi anche persone come Schreier. E di cosa parleranno mai? Chiacchiere da bar? Giammai, parlano di Zoe Quinn e altri argomenti relativi al giornalismo.
Milo si mette giù e pubblica un nuovo articolo.

Nell'articolo linkato, tradotto, è possibile leggere, fra le altre cose, la spaventosa aggressione di Ben Kuchera di Polygon nei confronti di Greg Tito, di The Escapist, dove lo rimprovera per aver lasciato che qualcuno parlasse della vicenda pubblicamente nei forum del suo sito.
Tra invece altre lettere non riportate si può leggere di Ryan Smith che chiede a tutti nella mailing list il perché di tanta affezione per il caso Quinn quando in casi precedenti (come quello di TFYC), sebbne molto simili, si erano affrontate le cose con distacco e piedi di piombo. Nelle risposte viene letteralmente "massacrato" e offeso per aver suggerito il fatto che le cose potessero essere anche lontamente simili.
Il fatto peculiare però è che quelli che sembrano essere i "pezzi grossi", quelli che trascinano la discussione, sembrano conoscere personalmente Zoe Quinn.

Sempre nell'articolo si può vedere il prototipo della lettera "vogliamoci tutti bene" fatta dagli sviluppatori qualche tempo fa. Nella mailing list decidono di scartare l'idea perché se fatta dai giornalisti li avrebbe fatti "apparire sospetti".
Che coincidenza: i giornalisti non possono realizzare questa lettera e dal nulla viene in mente agli sviluppatori? Caso, oppure ulteriore prova del fatto che i giornalisti sono in contatto influente e diretto con i soggetti stessi dei propri articoli, quelli che i videogiochi li fanno, gli sviluppatori?

Ricordate il discorso dello sviluppatore australiano e di EA, no? Non è forse lo stesso principio?

Il 19 Settembre avviene un ulteriore cambiamento assai inaspettato. Facciamo un passo indietro però: da tempo su 4chan, specie su /v/ e su /pol/, le cose si erano fatte un po' diverse. I moderatori, da sempre piuttosto impegnati, ma mai poi così dediti al loro lavoro, si erano messi a "moderare" con molta più veemenza e furia rispetto a prima. La cosa fa insospettire molti utenti, che però decidono di tenere stretti i denti e di reagire magari limitandosi a prendere in giro i mod stessi.
Ed è qui che entra in scena moot. Christopher Poole, fondatore e amministratore di 4chan. Molti utenti sono felici di vederlo scendere in campo: del resto è sempre stato un difensore della libertà di espressione in generale, diamine, ha lasciato che 4chan continuasse ad esistere!
Ma ecco che il post che moot rilascia su /v/ lascia molta perplessità: invita a cessare ogni discorso ed attività inerente #GamerGate e addirittura arriva a fare commenti sarcastici contro quelli che ne hanno preso parte. Insomma, un gigantesco dito medio alla comunità.

Molti non si stupiscono allora a ripensare al fatto che allo XOXOFEST aveva partecipato anche moot, in compagnia di VentureCapitalist, persona con cui ha spesso collaborato anche economicamente... e a sua volta legata a Gawker, la compagnia propietaria di nientemeno che Kotaku.

Con il "tradimento" di moot e la rassegnazione al vedere la propria board preferita cadere vittima della censura molti utenti abbandonano 4chan e si trasferiscono sulla sua nuova incarnazione "moot-free": 8chan.co.

Più o meno in questo periodo lo youtuber SuperBunnyhop rilascia un video nel quale decide di affrontare la cosa da un punto di vista esterno e va a chiedere al suo prof. di giornalismo, Prof. Lisby, alcune delucidazioni in campo giornalistico. Durante l'intervista non parla affatto di #GamerGate e delle circostanze legate, ma si limita a fare delle domande sull'etica del giornalismo.
Tra i punti chiave abbiamo:
Non ci devono essere connessioni finanziare tra soggetto dell'articolo e scrittore; non ci devono essere connessioni amorose o di affitto della locazione; l'amicizia è molto pericolosa e deve essere evitata ad ogni costo: il giornalista deve rimanere sempre molto attento e scrupoloso  nel non farsi influenzare: se si rendesse conto del contrario dovrebbe chiedere di essere sostituito con un collega.

Già, l'esatto contrario di ciò che GameJournosPro rappresenta, anche se con qualche doverosa eccezione.

A questo punto uno potrebbe ritenersi soddisfatti degli scheletri tirati fuori dall'armadio ma INVECE NO.
Poco dopo NicheGamer pubblica un articolo contenente un'intervista fatta con nientemeno che uno degli autori della XBOX ONE.

Anche Milo continua a darsi da fare e pubblica un nuovo articolo dove approfondisce il contenuto delle lettere circolanti in GameJournosPro, dimostrando come molti giornalisti si glorino del loro atteggiamento progressista di fronte al pubblico, ma che in privato si comportino ben diversamente, con battute sessiste e antietiche (come la ignobile "Ma chi di noi non ha mai dormito con un addetto alle PR o uno sviluppatore?"). Come al solito, loro possono fare quello che gli pare mentre guadagnano soldi spiegando a noi che non dovremmo farlo.

Già che c'è, Rock Paper Shotgun, forse annusando tempi bui, decide di avviare un programma Patreon personale rivolto tutto a se stesso. Forse per fare provviste prima del gelido inverno?

Altri amministratori si mettono invece a deridere moot. Ne è un esempio lo staff di FunnyJunk, dove in merito ad ogni problema scaturibile da questa storia si commenta: "prendeteci pure in giro, sia a me che ai moderatori, guarda un po' se ce ne frega qualcosa".

MA ANCORA NON E' FINITA

Altri blog di giornalismo minore, come The Ralph Report, svelano dell'esistenza di un presunto rapporto tra NeoGAF, dove notoriamente è difficile parlare liberamente senza venire accusati di essere uno dei peggiori mostri della storia, e Kotaku; secondo il quale NeoGAF avrebbe venduto a Kotaku delle notizie in esclusiva.

Per non parlare di Dina. Vi ricordate di Dina, la moderatrice dei backer forum di Mighty Nr.9? Anche lei si è sentita coinvolta e di punto in bianco si è messa a bannare utenti dai forum della Comcept e dal relativo account Twitter usando come ragione il fatto che questi utenti si erano detti a favore di #GamerGate... anche solo unicamente FUORI dai forum del gioco. Sì, anche chi ha pagano 300$ e aveva ricevuto l'accesso al forum tra le ricompense c'è rimasto fregato. Ovviamente la gente ha preteso dei rimborsi... non accomodabili. Ottimo lavoro Dina. Davvero una professionista, del resto anche tu sei stata assunta perché qualificata e non perché sei la fidanzata di uno degli sviluppatori, giusto?

La Quarta Settimana

Giungiamo dunque alla fine. Alla quarta settimana. Non è accaduto più molto, più una sorta di "dopoguerra", o "dopobattaglia", con caduti vari a destra e a sinistra.
In diversi infatti hanno sofferto per aver partecipato a queste discussioni. Un esempio è l'utente thunderf00t, di Youtube, che per osato mettere su un video dove dimostra che tutti i punti esposti da Anita Sarkeesian nei suoi "Tropes VS Women" video rappresentino solo una delle due facce della medaglia e che si possa usare ragioni simili per criticare e smontare praticamente ogni cosa, anche film internazionalmente riconosciuti per i loro ruoi di donne "forti" e "ben scritte", è stato bannato da Twitter (nuovamente senza alcuna ragione valida alla luce del Terms of Sevice).

Un altro evento che ha caratterizzato questa settimana è stato l'aggiornamento di Steam. Questo ha portato alla nascita degli Steam Curator, veri e propri suggeritori per la piattaforma. Se si va a vedere quale sia il più seguito, si pensa forse di trovare un giornalista? Kotaku? Polygon? Rock Paper Shotgun? No. Il più seguito è TotalBiscuit, The Cynical Brit: uno youtuber assai competente e famoso che nelle mail di GameJournosPro è spesso schernito e soggetto di odio decisamente a lui indirizzato.
E' brutto quando qualcuno fa il tuo lavoro meglio di te, eh?

Non resta che concludere questo sconfinato articolo con il succo, ciò che tutti ormai vorrete avere o leggere: la lista dei nomi presenti in GameJournosPro. ECCOLA. Ma fate attenzione: non tutti quei nomi sono "cattivi", certo, ma il semplice fatto che vi siano dentro è indicativo.

Ormai #GamerGate ha superato il milione di tweet per settimana. Non è molto, certo, ma tenendo conto che questo riesce ad accadere nonostante tutti questi tentativi di censura bisogna ammettere che è comunque tanta, ma tanta roba.