martedì 21 ottobre 2014

Vado su internet, che paura!

Questa riflessione è nata a tavola, finito di mangiare, quando sorseggiando un ammazzacaffé ci si mette a parlare delle cose più strane e disparate.
Ha avuto inizio quando mia madre (che di lavoro fa l'insegnante alle elementari) ha detto che ai bimbi sarebbe stato fatto seguire un corso sull'uso del computer e internet, in particolare sui modi per evitare il problema del cyber-bullismo, del trolling, del mobbing e compagnia bella.

Alché le ho risposto che durante queste lezioni non viene mai insegnata la prima vera cosa fondamentale: di prepararsi al peggio.


Difficilmente questi "esperti" infatti dicono cose come questa ai ragazzini:
"Quando andate su internet, fate le cose come si deve. Fatele per bene, nel tempo vi insegnermo come. Altrimenti preparatevi, perché vi offenderanno. Lo faranno. Cercheranno di farlo, in tutti i modi. Se gli starete antipatici vi puniranno. Non vi conforteranno, non vi ci potrete rifugiare. Vi escluderanno e voi sarete impotenti."

Mi spiego meglio: queste lezioni fanno apparire la questione "cyber-bullismo" come un problema destinato a risolversi continuando a dire alle persone come evitarlo oppure come teoricamente le persone si dovrebbero comportare. Tuttavia capite bene che in questo modo la questione che al momento è già presente non si risolve e tutte le belle parole vanno sprecate al vento nel momento in cui disgraziatamente qualcuno ci si ritrova davvero.


Una volta ai figli si diceva "non accettare le caramelle dagli sconosciuti", adesso tocca dirgli "non accettare l'amicizia dagli sconosciuti"... con la differenza che l'amicizia su un social network fa numero e dei grossi numeri ci se ne può vantare con tutti.

Internet è un luogo, notoriamente, composto da tante, ma tante, persone diverse. Molte di queste sono perfettamente "normali", tranquille nel loro essere, ma un buon numero di queste, specie gli adolescenti, hanno la strana tendenza di essere piuttosto bastardelle.

Onestamente, ai bambini si può continuare ad insegnarli come evitare i problemi quanto si vuole, ma quando sono i problemi a cercare te allora le cose si fanno un attimino più complicate.
Perché sì, gli altri possono cercare di rovinarti la festa anche quando tu non hai fatto altro che presentarti e dire "eccomi qua".
La cosa non è certo una novità. Fino a qualche hanno fa avremmo detto la stessa cosa, ma con una doverosa differenza: la tracciabilità.

Entravi in un forum, ti piaceva, ti iscrivevi, andavi sul topic delle presentazioni che contava milioni di post dove la gente si presentava e forse ogni tanto qualcuno rispondeva al saluto, ti presentavi, andavi nel primo topic di tuo interesse, scrivevi qualcosa - davi un'opinione -, e se il primo impatto era positivo allora la gente magari ti rispondeva pure seriamente, ma se il primo impatto era negativo, alla

"RAGA VEDO KE SIETE BRAVI CON IL PC DV POSSO TROVARE VICE CITY !!!"

probabilmente allora qualcuno avrebbe risposto con frasi piuttosto standardizzate come

"ma sparisci niubbo"

Che per chi è più giovane significa "novellino".

Era strana 'sta cosa: sembrava che tutti i forum fossero aperti a nuovi iscritti e che spasimassero per avere nuove voci nel coro, quando poi se qualcuno provava ad inserirsi si schiantava inesorabilmente contro un muro.
Ma tutto dipendeva, come ho già detto, dal primo impatto. Se magari un utente scriveva in un paio di topic seriamente e solo poi aggiungeva:

"Già che ci siamo, ho cercato ovunque su Virgilio ma non riesco a trovare modi per *spoiler* scaricare GTA Vice City *spoiler*, avete una fonte vostra?"

allora ci stava anche che qualcuno facesse:

"Ma usare Google al posto di quella merda di Virgilio no, eh?" (non da la soluzione ma fornisce il mezzo per raggiungerla)
"Kazaa" (soluzione)
"Lascia perdere Kazaa che ci trovi solo virus, usa eMule, è nuovo e decisamente meglio." (soluzione)
"Vai di BitTorrent, è una novità ma funziona."  (soluzione)

Oggi invece il primo impatto non avviene più in maniera così semplice.

Mi connetto online, mi faccio il mio video di gameplay mentre gioco a Minecraft, lo metto su Youtube e aspetto pazientemente i commenti del magnanimo popolo di internet.
Qualche giorno dopo che qualcuno è riuscito a trovare il mio video perché probabilmente non aveva di meglio da fare nella vita mi ritrovo con diversa gente che grida alla mia incompetenza. Poi disgraziatamente qualcuno di loro va sul mio account facebook (perché per far salire il conto delle amicizie al fronte dei 6000 fan che dal primo giorno si sarebbero sicuramente innamorati del mio canale non potevo non metterlo in descrizione) e scopre anche che ho 12 anni.

Qui le persone dotate di un minimo di intelligenza si fermerebbero, altre magari potrebbero dare qualche consiglio tipo "forse ti esponi un po' troppo", ma sicuramente altre ti prendono di mira e usano tutto ciò che tu gli hai fornito della tua pagina fb (che ovviamente hai sempre tenuto aggiornato con tutte le stupidaggini che passano in testa ai bimbi di 12 anni) per fondamentamente rivoltare la tua vita come un guanto.

Questo prima non succedeva: la pagina fb non c'era, non c'era Twitter, non c'era G+. Le cose, se una persona era stata attenta, non le scoprivi. Era difficile andare a cogliere qualcuno sul personale, perché le uniche info personali che avevi su di lui erano quelle che lui ti aveva saltuariamente fornito. Poteva essere un 40enne che scriveva da idiota, poteva essere un bimbo di 9 anni. Non solo non avresti potuto saperlo, ma lui stesso non si sarebbe esposto.


Già, perché a me, quando a scuola mi fecero la chiacchierata su "come si usa internet" (che già le facevano) questo mi insegnavano:

"Non far sapere nulla di te a nessuno. Non condividere mai i tuoi dati, non dire mai il tuo vero nome.
Internet è pericoloso. Internet fa paura."

Erano gli scoppiettanti anni '90, primi del 2000. C'era fin troppo riguardo e demonizzazione nei confronti di internet, improvvisamente diventato causa e origine di ogni male. Ma l'insegnamento filava:
"Internet è per chi è anonimo. Se vuoi andare su internet, rimani anonimo."
potrei aggiungere io:
"...che magari non serve, ma male non fa."

Un esempio pratico?
La mia prima esperienza su una piattaforma dove bisognava parlare con altre persone: un forum. Alla tenera età di 12 anni.
In merito ad un sondaggio su quale dicitura preferissimo usare per i soldi in Final Fantasy, tra Gil o Guil, rispondo (citazione diretta):

"Macchè Gil e Guil!!!! Vai con i GoldPoint (GP) del primo Final Fantasy x il NES!!!!"

Ed ecco, signore e signori, la prima risposta che mi fu data in vita mia su un forum (direi anche di essermela meritata):

"Eggià... evviva il tamarro, evviva il truzzo! è arrivato il coglione."

-La seconda, per la cronaca, fu in risposta alla domanda "posso avere il tuo indirizzo MSN messenger?" "No."-

(Come nota in disparte, ho letto altri miei post dell'epoca in quel forum e Dio Santo che imbarazzo).

All'epoca risposi per le rime con un messaggio a sua volta provocatorio, ma ribattendo non tanto sul fatto che mi aveva dato del coglione, quanto su quello che i primi FF fossero in effetti i migliori *tips fedora*.
Del resto non aveva senso prendersela con quello dall'altra parte: io ero entrato nel forum, io avevo deciso di rispondere e sempre io ero completamente ignoto a tutti loro. Già, loro avevano tutte le ragioni per rispondermi male, ma allo stesso tempo avevo io tutti i modi per farmi scivolare addosso ogni risposta: del resto nessuno sapeva chi io fossi veramente.

Oggi molti direbbero che quello mi ha trollato ed io ho abboccato all'amo.
Sarebbe sbagliato. Lui non mi aveva affatto trollato, quello non è affatto trolling o bullismo: io avevo scritto un'idiozia e lui mi aveva ripreso. Io ero la vittima dell'insulto, ma aveva ragione lui.


Ma ora no, ora bisogna "metterci la faccia" in quello che trasportiamo sulla rete. Ed ha senso, è anche una presa di posizione coraggiosa, ma lo è solo se si è pronti a pagare il prezzo della notorietà.

Già, perché non è che il popolo di internet sta chiedendo a gran voce "entrate e unitevi alla festa", si limita solo a tenere la porta, anzi il portone, completamente spalancato con la scritta "Entrata Libera".

Dove è la differenza?

Che se entrate, avete deciso di farlo di testa vostra, nessuno ve lo ha chiesto. Nessuno vi ci ha voluto, siete voi che avete deciso di mettervici dentro. E ne avete ogni diritto! Sia chiaro, non è che solo perché nessuno ci ha "richiesto" allora la nostra presenza è indesiderata ed indesiderabile, è che non rappresentiamo nulla, non siamo nessuno.
Bisogna meritarci il nostro posto e per farlo bisogna anche prepararsi con una bella pelle dura.

Nel momento in cui ci esponiamo personalmente lo facciamo in tutti i sensi: se sbanderiamo la nostra età, il nostro aspetto, i nostri gusti, le nostre intenzioni, eccetera ai quattro venti, dobbiamo anche farlo in coscienza delle possibili conseguenze negative che possono scaturirne dall'uso scorretto.

Internet non è il rifugio della persona con problemi sociali, sarebbe una medicina peggiore della malattia.

"Ma ti sembra giusto?!" diranno alcuni.
"Ti sembra che solo perché esistono degli idioti a giro uno debba farsi la pelle dura, debba porsi dei paletti e delle attenzioni per colpa d'altri?".

No. Non è giusto.
Ma non possiamo farci nulla: ora, in questo istante, gli idioti esistono. E se tu sei una persona sensibile a quello che potrebbero dire allora stai in guardia, perché parleranno e non ci sarà nessuno a fermarli. Il compito di non dar peso alle loro parole è tuo, e di nessun altro.

Già, proprio perché io posso e devo avere il diritto di dire quello che mi pare, anche se sono un idiota, tu devi stare in guardia.
Non potete togliermi questo diritto: ma tu puoi non stare ad ascoltare.

Assurdo? Sto dicendo forse che è colpa delle vittime se si sono sentite offese per delle parole ricevute su internet?

Sì.

Se scendi in campo, scendi in campo. E il campo è pubblico, aperto e *per fortuna* di libera parola, dove posso dire menzogna e verità, inganno e astuzia, minaccia e parola di conforto. Mettici la faccia e loro avranno più armi contro di te. Mettici la testa e la faccia e nessuno potrà farti nulla, perché alla fine è solo un idiota dietro (o davanti) allo schermo.
Attenti bene: non ho scritto apposta "è colpa delle vittime se le hanno offese", ma "se si sono sentite offese". C'è una grossa differenza.


Discorso un po' a parte mi sento di doverlo fare per il gaming.
Nel mondo dei videogiochi, si sa, vige una certo atteggiamento, piuttosto chiuso. Si sente spesso parlare di donne e bambini che, non appena si fanno sentire, vengono universalmente maltrattati. Ora parlerò per me, e non sono un grande esempio visto che io odio giocare in multiplayer, quindi non è che abbia molta esperienza, ma quelle poche volte che è capitato di trovare in chat vocale una donna non è mai, e ripeto, mai, capitato che qualcuno partisse con battute idiote o discorsi cretini.
Non dico che non esistano questi episodi, dico solo che non mi è mai capitato. Non vedo cosa ci sia di male nel perdere contro o giocare con una donna.

Il discorso però cambia quando si parla di bambini.
A nessuno "più grande" piace perdere contro uno "più piccolo", sia esso un maschietto o una femminuccia. E' una questione di principio.
Il solo sentire che in questo momento in partita con noi c'è un bimbo di 10 anni ci urta i nervi: e c'è una ragione. Ci ricorda che stiamo giocando, che nonostante ormai magari abbiamo 20 o 30 o più anni stiamo giocando ad un gioco che però come attività dovrebbe appartenere ad un target più giovane.
Tutti giocano, certo, perfino gli adulti, ma i videogiochi hanno questa peculiarità: sono eterni. Ci gioca il bimbo e ci gioca l'uomo, ci gioca la nonna e ci gioca la ragazza.
Pochi uomini giocano ancora con le automobiline e poche donne si divertono ancora con il Gioco della Campana - o perlomeno le considerano attività da fare periodicamente -.
Sentirci paragonati ad un "poppante" durante una partita però urta il nostro orgoglio e può dare fastidio.
I più grandi probabilmente (si spera) lasciano correre, fanno spallucce e tolgono l'audio alla chat vocale. Problema risolto.
Ma i ragazzini? Cosa succede quando è quello di 16 a prendersela con quello di 10?
Andrà davvero tutto così bene?
Nota a margine: che poi capiti di sentire in chat i bimbi anche under 10 solo negli sparatutto in prima persona moderni, in Minecraft o World of Warcraft potrebbe essere oggetto di altre discussioni, ma per ora lascio perdere.

Ora, dopo tutto questo demonizzare è giusto spezzare qualche lancia. Come dicevo all'inizio, buona parte delle persone che ci circonda, dentro o fuori la rete, è assolutamente normale, cordiale, ben disposta e piacevole da rapportarcisi. Il sentimento che dico io dovrebbe accompagnarci non è quello di chi cammina in un campo minato, pronto ad esplodere al primo passo falso, è piuttosto quello di chi sa di star facendo qualcosa di pericoloso ma innocuo fintanto che non si mette a fare sciocchezze.
Perché buona parte della gente forse sarà lì per aiutarti, ma tanti saranno anche lì per approffittare del tuo momento di debolezza.


Vai su internet? Sii pronto al peggio.

Che magari non serve, ma male non fa.


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