Quelle E-mail che Provarono Come il Giornalismo Videoludico Dovesse Essere Riformato

QUELLE MAIL CHE PROVARONO COME IL GIORNALISMO VIDEOLUDICO DOVESSE ESSERE RIFORMATO

di Milo Yiannopoulos

Alla luce delle nostre rivelazioni riguardo la mailing list GameJournoPros, pochi possono ancora dubitare che si siano verificati casi di pericolosi accordi all'interno del giornalismo videoludico.

Di come invece i giornalisti si siano fatti assurdamente vicini ai loro soggetti si è parlato ed appurato nero su bianco grazie alle centinaia di informazioni scaturite dalle e-mail di questa mailing list privata, usata da alcuni giornalisti per influenzare aggressivamente le opinioni, le politiche e le priorità di pubblicazione.

Le e-mail riportate in seguito sono copiate da una catena di discorsi tra la sviluppatrice Zoe Quinn e condivise con Breitbart London da una fonte interna, volenterosa di mettere in risalto i dettagli più raccapriccianti di come i giornalisti abbiamo lanciato la propria obiettività fuori dalla finestra per diventare le cheerleader personali di Quinn dopo che si è scoperto che ha avuto una relazione sessuale con un giornalista che aveva parlato (bene) di lei e delle sue opere.

Non solo almeno una di queste persone ha dunque fatto sesso con Quinn, ma, in un incredibile violazione della distanza critica, i giornalisti possono esser visti scambiarsi opinioni proponendo che alcuni membri vadano a comprarle un "regalino per farla sentire meglio" o perfino "firmare lettere di supporto". Definiscono l'ex di Quinn, che lei ha tradito con cinque altri uomini mentre stavano ancora insieme, uno "piscopatico" e domandandosi perché l'intervista del VICE con lui non fosse stata fatta in toni più ostili.

In una lunga lettera di scuse pubblicata su Ars Technica, l'editor Kyle Orland, che ha fondato GameJournoPros quattro anni fa, ammette che i commenti su cui abbiamo attirato l'attenzione nello scorso articolo siano stati un "errore di giudizio". Orland era ansioso e stressato, contrario alle nostre osservazioni, e sostiene che GameJournoPros non è altro che un mezzo di comunicazione e la sua esistenza non indica alcun tipo di conflitto d'interesse.

Ma ciò che emerge da un'analisi più attenta delle mail è, piuttosto, una serie di ulteriori implicazioni che i giornalisti abbiano ripetutamente deciso per alcuni accordi riguardo come diffondere certe notizie. Dozzine di famosi giornalisti nel mondo videoludico sembrano ignorare l'obbligo base della loro professione dunque, palesandosi come incompetenti, antietici e confusi.

"C'è un oceano di distanza tra 'ciao non ci conosciamo ma sappiamo dei tuoi sporchi segretucci' a 'Ciao, siamo colleghi, e apprezziamo il tuo lavoro in favore della nostra comunità. Illegitimi non carborundum'.", scrive Andrew Groen, collaboratore per WIRED, probabilmente inconscio del fatto che Quinn non è una "collega", ma il soggetto degli articoli. Descrivere Quinn come una collega mostra quanto sottile sia diventata la linea tra intervistatore e intervistato.

Le e-mail mostrano inoltre giornalisti esistanti all'idea di occuparsi della questione: "Per quanto possa essere empatico nei confronti dell'orribile campagna di molestie subite da Zoe -scrive Jason Schreier  di Kotaku - penso che questo incidente abbia già alzato troppe domande in merito al rapporto incestuoso tra la stampa e gli sviluppatori".

Cercare di zittire così la questione farà alzare un sopracciglio a molti giornalisti esperti, per non parlare dei lettori. Dimostrano che l'intero club d'elite degli scrittori ed editori si è rifiutato di occuparsi della questione Zoe Quinn, forse temendo quello che si sarebbe potuto scoprire.

Anche dopo che il conflitto d'interesse è stato scoperto, i giornalisti videoludici sono diventati ancora più schivi. Nella lettera di scuse Kyle Orland dice: "Nessuno nel gruppo lo prese [il mio suggerimento] sul serio". Ma questo è in contraddizione con quanto confermano le e-mail.

Oggi Breitbart London è fiero di poter rilasciare una selezione di e-mail da aggiungersi a quelle dello scorso articolo che dimostrano come sia urgente una riforma di quest'industria che copre oltre 80 miliardi di dollari. I giornalisti che appaiono in queste mail sono anche quelli di siti belli grossi come Polygon, Eurogamer, GameSpot, Joystiq, Kotaku e WIRED.

I lettori rimarranno col chiedersi se gli scrittori di questi messaggi avessero minimamente idea di cosa sia un giornalista, quali sono i loro obblighi o le loro responsabilità, e perché le prove del conflitto d'interesse siano un problema così grosso.

LE E-MAIL

"Ho avuto un'idea. Forse pessima. Ditemi voi: mi pare di ricordare qualche hanno fa quando Patrick Klepek ha passato dei brutti momenti, che abbiamo fatto una colletta per prendergli un "regalino per stare meglio". Qualcuno pensa che sia giusto fare altrettanto anche nei confronti di Zoe? Non parlo necessariamente di soldi. Forse una lettera di supporto firmata da tutti quelli a favore appartenenti a Game Journo Pros. So che non è un membro, mentre Patrick lo era, ma so anche che questo è parte di un argomento più ampio nell'industria, che sta perdendo i propri talenti a favore di una cultura tossica. E questo è il nostro lavoro. A parer mio è una dimostrazione unita di solidarietà che vada a combattere lo show messo su dai troll... l'ultima cosa che voglio è che Zoe pensi di essere *da sola*. Il cervello ha uno strano modo per convincerti che chi rimane in silenzio sia contro di te."
- Andrew Goren, collaboratore per WIRED
"In quanto penso di essere la persona più irrazionalmente ottimista qui, mi piace l'idea. Qualche piccolo gesto di gentilezza può aiutare molto, anche se ricevuto stando in mezzo ad un mare di merda."
- Dan Starkey, scrittore per Eurogamer, GameSpot, Joystiq, Kotaku
"Questa è a malapena una storia inerente l'industria dei videogiochi, anche se molti vogliono farla passare come tale. Questa è la storia di una persona che per puro caso si trova in quest'industria e le cui relazioni personali (non importa quanto coinvolte "nell'industria" e di pessimo giudizio) sono state rese pubbliche assieme a materiale privato solo per vendetta personale, quindi non credo che noi, in quanto giornalisti, dovremmo ulteriormente alimentare la cosa commentandola, scrivendoci artcioli o perfino permettendo ad altri di elucubrarci sopra."
- Andy Eddy
"Chi è qui che non ha mai dormito con un addetto alle PR o uno sviluppatore? #AMIRITE"
- William o'Neal, editor capo per TechRadar.com
"Mi piace l'idea della lettera. Anche meglio se riusciamo a metterci dentro qualche sviluppatore. Qualuno si propone per scrivere la bozza?"
- Kyle Orland, per Ars Technica
"Suggerirei inoltre che - se altri pensano che la lettera sia una buona idea - dovremmo fare il tutto sotto coperta, organizzando la cosa per e-mail e passaparola piuttosto che con Twitter. Ho fatto l'errore in passato di affermarmi pubblicamente a favore e questo ha portato ulteriore attenzione sulla vicenda. Preferirei non ripetere il mio sbaglio."
- Andrew Goren, collaboratore per WIRED
"Per quanto possa essere empatico nei confronti dell'orribile campagna di molestie subite da Zoe, credo che quest'incidente abbia già alzato troppe domande in merito all'incestuosa relazione tra intervistatori e intervistati."
- Jason Schreier, scrittore per Kotaku
"Piccola chicca: Quinn sta per ricevere un sacco di nuovi Patreon oggi, a quanto pare."
- Kyle Orland, per Ars Technica
"Preferirei non avere nulla a che fare con tutto questo. Mi sembra sbagliato. Penso che sia un modo molto inappropriato di scavalcare il rapporto tra giornalista e soggetto. Preferisco mantenere una distanza professionale, specie alla luce delle accuse che stanno venendo portate da fuori."
- Mike Futter, per Game Informer

 

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