mercoledì 25 febbraio 2015

Il Contesto Conta: Su Feminist-Frequency, Joss Whedon e le Scelte Selettive

Questo articolo è stato scritto da Adrian Chmielarz, co-proprietario e direttore creativo per la The Astronauts (The Vanishing of Ethan Carter). Precedentemente co-proprietario e direttore creativo per People Can Fly (Painkiller, Bulletstorm).

Testo originale:
https://medium.com/@adrianchm/context-matters-on-feminist-frequency-joss-whedon-and-violence-5d131c07e158




Il Contesto Conta: Su Feminist-Frequency, Joss Whedon e le Scelte Selettive

Leggo spesso critiche rivolte a chi, a sua volta, critica Feminist Frequency e, ad essere onesti, non sono molto buone. Vi faccio l'esempio di un post definito "una risposta profonda e ben ragionata" da Kotaku e "eccellente" da Gamasutra.

C'è l'abitudine comune di condannare il lavoro della Sarkeesian come una "scelta selettiva", [...]. Questo è un fraintendimento fondamentale di ciò che la Sarkeesian sta facendo con TvsWVG (sigla di Tropes vs Women in VideoGames -nd foboman) e di cosa sia in generale una critica culturale. Questi sono tropi---sono frammenti di un insieme. Per definizione non compongono l'interezza di un'opera d'arte da soli, ma sono invece dei punti fermi culturali definibili che gli artisti, gli scrittori, gli sviluppatori, ecc. utilizzano nel creare una realtà fittizia.

In altre parole, Anita Sarkeesian presenta unicamente le parti dei videogiochi che sono sessiste perché parla unicamente dei punti sessisti dei videogiochi stessi e di come i tropi scelti dagli sviluppatori nel designare i propri personaggi femminili spesso siano quelli con risvolti sessisti.

Ecco il punto. Scegliere selettivamente non è una cosa sbagliata in se'. Per esempio, Feminist Frequency prova che il tropo della "Damigella in Difficoltà" è presente nei videogiochi, e per farlo non hanno dovuto giocare ogni singolo videogioco esistente. Di tutti quelli disponibili hanno scelto selettivamente quelli che contenevano il tropo al fine di provare che "alcuni giochi contengono questo tropo". Bene.

Però questo è tutto ciò che hanno fatto, praticamente.

Affermano poi che questo tropo è "fondamento dei videogiochi". Dunque procedono a mostrare come l'introduzione del tropo abbia afflitto i videogiochi fornendo grafici che rendono chiaro come ogni anno sia aumentata la percentuale di prodotti videoludici che ne fanno uso? No. Forniscono dei numeri che ci consentano di comprendere lo stato del tropo nell'industria rispetto al passato? No. Forniscono?... No.

Tutto ciò che apprendiamo è che il tropo è stato utilizzato in quei videogiochi. Il che, ovviamente, è vero.

Tuttiavia alcuni ritengono che Feminist Frequency abbia fatto di più che semplicemente provare l'esistenza del tropo nei videogiochi: ci hanno mostrato quanto la sua influenza sia sessista e dannosa.
L'idea che un tropo in se' sia sessista non ha alcun senso, a meno che non si creda che la storia di una donna priva di potere o forze (per qualsiasi ragione -nd foboman) che viene salvata da un uomo lo sia. In tal caso ogni film o libro che si ispira ad eventi accaduti nel mondo reale dove una donna "priva di potere o forza" è stata salvata da un uomo---tipo questo ("Attore salva vera damigella in difficoltà durante il disastro delle Filippine" -nd foboman), oppure ...ah lasciamo perdere, ecco un migliaio di esempi--- sarebbe automaticamente sessista. E questo non dovrebbe succedere. Indicatemi un universo dove una cosa del genere avrebbe senso.


Ma facciamo finta di non sapere nulla riguardo la vita e la letteratura e che il tropo sia, certamente, sessista. In tal caso abbiamo due opzioni: 1) ogni uso del tropo porta quella parte del gioco che ne fa uso ad essere sessista, 2) che quella parte sia sessista o meno dipende dal contesto.

Vediamo. I difensori di Feminist Frequency affermanco che l'opzione numero 2 sia fuori questione in quanto il sessismo associato al tropo comporta automaticamente sessimo nella relativa parte del gioco (vedesi il "punti sessisti dei videogiochi stessi" citato sopra). Tutto ciò che basta a definire un opera "sessista" è la presenza di un tropo sessista in un singolo punto dell'opera stessa.

 Ma lasciamo perdere il noioso sessismo e passiamo a parlare della puramente hardcore violenza sulle donne. Analizziamo l'uso di tale violenza nelle opere di Joss Whedon. Date un'occhiata, un immagine vale più di 1000 parole, quindi sei ne varranno tipo più di un milione.


(Qui l'originale mette delle immagini di donne che vengono picchiate/maltrattate/ferite tratte da "Buffy l'Ammazzavampiri", "Firefly", "Serenity", "Dr.Horrible Sing Along Blog", "Dollhouse", "The Avengers", tutte opere di Joss Whedon -nd foboman)


Ora, se mi si fosse stato chiesto di provare che Joss Whedon impiega la violenza sulle donne nei suoi film -e questi non sono che degli esempi presi fra tanti--bé, direi di esserci riuscito. Proprio alla maniera con cui Feminist Frequency ha dimostrato che i videogioci utilizzano il tropo della Damigella in Difficoltà. Ma se mi fosse stato chiesto di trarre delle conclusioni dai miei esempi scelti selettivamente, ignorando il contesto...

Ritorniamo alle nostre due opzioni. Scegliete:

1. Ho appena provato che le opere di Joss Whedon sono ricoperte di esempi sadici di violenza sulle donne alimentata dalla misoginia. In questo modo Whedon normalizza la mascolinità tossica e la violenza sulle donne rinforzando lo stereotipo dannoso che le donne non sono altro che vittime indifese.

2. Ho scelto selettivamente degli esempi di violenza sulle donne presenti in alcune opere di Whedon, presentandoli senza alcun contesto e di conseguenza mal-rappresentando ciò da cui provengono. Sebbene ci siano certamente delle donne (e degli uomini) che vengono poste nella situazione dell'indifesa, picchiate brutalmente o perfino uccise nei suoi film, le storie spesso tragiche, complesse e profondamente umane in cui sono inserite mandano infine un messaggio di speranza e rinforzo personale, specie per una donna.

Se conosceste davvero i film di Whedon, e a meno che non siate davvero, davvero cocciuti, allora presumo concorderete con me sulla seconda opzione. Tuttavia, se siamo concordi, capirete anche che siamo anche automaticamente della stessa opinione sul fatto che difendere l'omissione del contesto praticata da Feminist Frequency sia sbagliato---che i tropi implicati siano sessisti o meno.

Due note a margine.

Primo, sappiate che Joss Whedon usa tutti i tropi "condannati" da Feminist Frequency nelle sue opere---dalla Damigella in Difficoltà alla Damigella Eutanizzata, passando anche dalla Donna nel Frigorifero (ne trovate esempio in questo video, sfortunatamente molto ostile,  ma assai istruttivo)---e oltre. In "Buffy", una donna viene oggettificata in un modo senza precedenti (Dawn Summers è letteralmente una chiave) e in "Dr.Horrible's Sing-Along Blog" una viene uccisa come risultato della lotta di due uomini, confermando la preoccupazione di Feminist Frequency che "nel gioco della patriarchia le donne non sono la squadra avversaria. Sono il pallone."

(Qui l'originale riporta una foto di Joss Whedon e Anita Sarkeesian che ridono insieme, definendola "una foto presa fuori contesto").

Alcuni affermano che a Whedon sia concesso in quanto ha deciso di "baciare l'anello" (si è apertamente schierato con Anita Sarkeesian -nd foboman). A me piace pensare invece che a lui gliela facciano passare liscia in quanto i tropi non sono altro che strumenti e lui, da bravo narratore, sa come utilizzarli per trasmettere messaggi tali che nessuno sano di mente possa accusarlo di misoginia.

Ma se improvvisamente vi smettesse di piacere Buffy perché dopo aver guardato un episodio di Feminist Frequency vedete "tropi malvagi" ovunque, è solo perché vi è stato mostrato come si realizzano le cose e vi siete depressi a pensare quanto siano in realtà limitati il numero di artifici delle storie nel mondo. Inoltre, vi hanno mentito e indottrinato e tropi come la Damigella in Difficoltà, nati per celebrare l'amore e la promessa di non abbandonare mai una persona amata nei guai, ora vi appaiono come un veleno. Continuate a scendere in questa follia e allora la vostra mente vedrà anche il mondo di Whedon come quello di uno stupratore.


Secondo, il contesto può talvolta andare oltre il contenuto dell'opera stessa. Molti critici ritengono che una volta che un'opera d'arte è stata resa pubblica, l'artista perda il controllo sulla stessa. Sì, succede, ma non significa automaticamente che, tipo, l'intento originario sia privo di significato.

Faccio un esempio: di recente è stato aggiunto un nuovo personaggio ad un piccolo gioco indie chiamato "TowerFall Ascension". Chiunque provi un forte disgusto per il lavoro di Feminist Frequency non avrebbe nulla da ridire e si godrebbe perfettamente questa aggiunta, non fosse per il fatto che tale personaggio è basato proprio su Anita Sarkeesian. Ma ora che lo sanno sarà dura immaginare si avvicinino al gioco come facevano prima. Se credete sia una stupidaggine o un'ingiustizia, immaginate che lo stesso gioco aggiunga come personaggio giocabile una qualunqe persona che al momento disprezzate profondamente, poi ne riparliamo.

Il punto qui è che il contesto conta: all'interno delle opere e in ciò che circonda le opere (per quanto ingiusto, illogico e rimproverabile possa essere). Per questo ogni critica seria non può essere effettuata ignorando il contesto. Sto lavorando ad una collezione di critiche elaborate da Feminist Frequency che dimostra come ignorare il contesto abbia afflitto il lavoro di McIntosh e Sarkeesian al punto tale da renderlo pressocché inutile (altri problemi lo hanno addirittura posto oltre il punto e il momento nello spazio-tempo in cui è avvenuto il big bang, ma questa è un'altra storia), e spero di poterla pubblicare presto.

Intanto, vi lascio in attesa della parte 2 di questo articolo: Il Contesto Conta: Sulla Tossicità della Damigella in Difficoltà.

1 commento:

  1. Secondo l'articolo, qual è il fraintendimento fondamentale riguardo al lavoro di Anita Sarkeesian con Tropes vs Women in Video Games? Regard Telkom University

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