giovedì 18 settembre 2014

[Videogiochi] Pensieri sulla libertà artistica di fare un po' come mi pare.

Il giornalismo è notoriamente venduto e inaffidabile (ancora non mi spiego i 10/10 a porcherie come The Last of Us), ma colgo l'occasione per allargare lo spettro della questione.

Da quando in qua è diventato importante ascoltare l'opinione altrui?

Il principio dietro alle recensioni e ai recensori è chiaro: se costui ci capisce più di me in una data materia, vuol dire che il suo giudizio è più affidabile, quindi, affidandomi a questi, vado più sul tranquillo in merito ad una scelta importante come il dover spendere il mio denaro.

Ha senso e, in teoria, funziona.

Il problema è che oggigiorno sembra che la voce dei giornalisti/recensori -e di riflesso anche di altri personaggi simili come gli youtuber- abbia acquisito un significato. La gente ha preferito non farsi più aiutare da un ragionamento altrui per compiere una scelta, ma di lasciare invece il compito stesso di fare la scelta al suddetto "cervello altrui".

E infatti Goat Simulator vende copie perché quel coglione di PewDiePie c'ha fatto un let's play.
E The Last of Us è considerato da alcuni il miglior videogioco di sempre.
E The Elder Scrolls: Skyrim è la Seconda Venuta di Cristo.
E Borderlands 2 è un gioco per il quale è accettabile pagare milioni di DLC.
E l'ennesimo Call of Duty riesce in qualche modo ad avere più di "6" come voto.

Ma mettiamo caso che queste persone (i giornalisti o i recensori) siano per qualunque ragione, non dotate di un pensiero "obiettivo" o del minimo di integrità necessaria a fare una recensione come si deve.
Io stesso sono il primo ad ammettere di non esserlo, eppure mi permetto di fare cose come i miei occasionali "Recensionando" -o commenti come questo- alle situazioni che coinvolgono un'industria nella quale io stesso sono coinvolto sentimentalmente e quindi incapace di essere imparziale. Ma lo faccio per condividere il mio pensiero, cercando sempre di mettere in luce quali sono i miei possibili "elementi influenzanti". Magari alle volte non lo scrivo esplicitamente, ma conto nel fatto che voi che leggete mi conosciate ormai abbastanza da poter discernere per conto vostro.

Dicevo, se queste persone, vuoi perché si scopano tizia X, vuoi perché ne sono convinti, vuoi perché sono manovrati dagli ebrei-dagli alieni-dai massoni-da Chthulu, non fossero affatto obiettive?

Allora avvengono i piccoli cambiamenti. Certi giochi non vendono, altri sì. Altri ancora vengono costretti ad essere modificati in corso d'opera: non so se conoscete Divinity: Original Sin. Gran bel gioco, assolutamente non perfetto, ma decisamente coinvolgente. Nell'artwork originale la ragazza che appare dietro al logo porta la classica e tanto controversa "armatura da seno e bacino" che lascia scoperto lo stomaco.
Gli autori sono stati minacciati pesantemente per questo e, per risolvere la questione, hanno deciso di ridisegnarla aggiungendo anche una copertura sullo stomaco: come biasimarli? Stavano cercando di guadagnare per un kickstarter, certi sputtanamenti sono da contemplare per fare quei 10'000 dollari in più.
Ma la cosa grave non è il risultato, in fin dei conti cambia poco, ma che hanno cambiato un elemento del loro gioco per fare contenti gli altri.

Ecco che ci avviciniamo al succo.

Con l'avvento dei social media siamo sempre più connessi e sembra impossibile poter sviluppare un gioco senza che il team che ci sta dietro non sia messo a diretto contatto con i possibili fan. Con un rischio bello grosso: che gli diano ascolto.
Dove è finito il gioco fatto per fare contento l'autore? Dove è l'integrità artistica dietro alla produzione del videogioco? Ci piace tanto definire i videogiochi arte. Sono d'accordo, lo sono. Ma dietro l'arte c'è l'artista, e dietro l'artista c'è il suo estro: se Bakuman ci ha insegnato qualcosa è che l'opinione dei fan è molto-molto-molto controproducente.
E non cito Bakuman a caso: so che è un manga sul... fare manga, quindi piuttosto slegato dall'intera storia dei videogiochi, ma ci permette di guardare meglio anche alla divergenza tra mercato occidentale e orientale che si sta verificando.
I giapponesi infatti ragionano ancora così: "Questo è il gioco che voglio fare, mi metto giù e lo faccio. Se alla gente non piace non importa, ho fatto quello che volevo fare."

E infatti Hideo Kojima continua a fare Metal Gear Solid inserendo elementi che assecondano ogni suo capriccio e fregandosene altamente di quello che pensano gli altri. Stesso discorso per l'autore di Senran Kagura (che si è beccato una scarica infinita di lamentele, ma è stato anche il gioco più venduto per 3DS durante la finestra di lancio), quello di Dragon's Crown (anche se c'hanno provato con lui, a fargli cambiare il gioco), Suda51, Hideki Kamiya e la Platinum Games: tutti autori Giapponesi che se ne strafregano di cosa ne pensa il mondo: fanno quello che vogliono fare perché QUELLO è il gioco che VOGLIONO fare e, essendo Giapponesi, finiscono per avere dentro tutta una serie di particolari grafici, di trama, d'estetica, di sonoro eccetera che sono propri della loro cultura.

La cultura Giapponese è diversa dalla nostra e ora la differenza si sta facendo davvero notare. Il Giapponese non mira a farti ricevere a tutti i costi un messaggio "profondo" o a fare il gioco con più DLC possibile, a quello ci pensa poi la casa produttrice (vero Capcom?), pensa solo a raccontarti la storia che si è immaginato.
Ci sono prove che questo è il loro intento perché hanno escogitato milioni di modi per "raccontare": manga, anime, videogiochi "normali", visual novel, sound novel, light novel, ecc.....

D'altro canto, in Occidente, le cose sono cambiate parecchio: l'artista o ha un'idea per un messaggio da coinvogliare, o ha più semplicemente un concept: lo propone, gli dicono come attuarlo e ultimamente sembra anche essere diventata la regola che se a qualcuno c'è qualcosa che non torna in fase di preparazione allora c'è la possibilità di metterci mano.

Questo è inconcepibile. Inaccettabile.

Non esiste che qualcuno, specie un esterno, possa mettere bocca nella produzione di un prodotto come un videogioco. E'... sbagliato, sotto tantissimi aspetti. Certo, magari assicura vendite maggiori (mah, poi voglio vedere di quanto...) ma non è una valida ragione: il gioco deve essere frutto della mente dell'autore, del talento dei designer e dei compositori... solo così può essere definito "arte", altrimenti è solo fanservice.
Una volta erano i publisher l'eterno nemico: loro influenzavano con le loro idee, atte a guadagnare di più, il prodotto ed il risultato era sempre peggiore di quanto poteva essere in origine (vero, EA? Non ho dimenticato Spore). E di questo i fan si sono sempre lamentati, giustamente. Ora sono i FAN a voler vedere le proprie fantasie irrealizzabili a causa della completa assenza di mezzi e talento realizzate all'interno delle opere altrui. E GLI AUTORI GLI DANNO PURE RETTA.

Questa è la tremenda, orribile situazione in cui ci troviamo al giorno d'oggi. Dove le opinioni di tutti contano e DEVONO CONTARE in ogni contesto.

Quando plasmo un videogioco io ho ogni possibilità in mano: posso fare un gioco dove vado in giro a sparare ai bambini in faccia, dove devo ficcare mazze da baseball nel culo alle capre, dove devo stuprare sedie a dondolo circondato da donne bellissime in topless che ballano la macarena. Nessuno ha il diritto di fermarmi (a meno che non sia illegale.....).

-IO NON HO IL DOVERE DI DARE RETTA ALL'OPINIONE ALTRUI-

Perché ci si deve lamentare se non ci sono le relazioni omosessuali ma quelle etero sì? Magari il protagonista del gioco è etero e basta. "MA COSI NON MI CI POSSO INTERFACCIARE". Problema tuo, stronzo.
Da quando è un problema se un dato contenuto del mio gioco può causare il risveglio di ricordi terribili (trigger content)? Da quando mi devo preoccupare di rappresentare le donne un po' meno belle perché le racchie si offendono? Perché ci si deve lamentare se il protagonista, nonostante non parli e non faccia nulla di particolare all'interno del mondo di gioco, è un uomo e non una donna? L'autore ha voluto così.
L'autore è letteralmente il Dio del suo gioco: fa quello che vuole. Nel mondo del gioco potrebbero non esistere affatto le donne, o i froci, o gli etero, o gli uomini per quel che ci riguarda. Potrebbe essere accettabile lo stupro, l'omicidio, il furto, il download illegale di immagini porno di delfini. Tutto.

E' saltato fuori che, secondo un anonimo calcolo, ci sarebbero più videogiocatori donna al mondo che uomini. Fico! L'articolo continua dicendo che allora non si spiega perché non vengano prodotti più giochi con protagonisti donne.

Chi fa i videogiochi NON LI FA (o almeno non dovrebbe) PER I FAN. LI FA PER SE STESSO. PER RAPPRESENTARE LA PROPRIA IDEA, LA PROPRIA ARTE (e per farci anche du'quattrini, và).

E' compito dell'idea dell'autore immaginarsi protagonista e situazione, storia e setting.

Questa è INTEGRITA'.
Questo è il PUNTO.

"Io non ho il dovere di dare retta all'opinione altrui."



Cosa ci rimane da fare? Perché parlarne?
L'industria videoludica ragiona ora più che mai con i soldi: c'è un solo modo per far cambiare le cose, spenderli nel modo giusto.
Informatevi prima di acquistare un videogioco. Non supportate persone schifose capaci di modificare A POSTERIORI interi elementi di trama solo per compiacere alcuni fan (vero, Borderlands?) o videogiochi prodotti da publisher senza scrupoli e amorali (Gearbox, Electronic Arts, ActiVision, Ubisoft, Blizzard....).
Informatevi su quali sviluppatori agiscono alimentati solo da persone con i paraocchi rivolti verso una certa direzione (ehilà BioWare!) e per carità: non fidatevi dell'opinione di una singola persona, specie se un giornalista o un recensore "professionista". Non fidatevi dei 10/10 GOTYAY. Non fidatevi di Youtube. Non fidatevi neanche di me.

Cercate, scoprite, scavate, individuate, apprendete.. e fatelo da tante fonti, FATEVI UN'IDEA.
Vale per i videogiochi come per il resto delle cose.

...e se volete assolutamente avere questi prodotti originali (perché dan soddisfazione) comprateli usati, piratateli, prendeteli in un bundle avendo cura di dare 0 agli sviluppatori, fate come volete ma non date soldi a questa gente.

2 commenti:

  1. Sono Molto d'accordo su molti punti, a parte un paio, innanzitutto The Last of Us magari è vero, non merita i 10/10 ma di qui a considerarlo porcheria credo ce ne passi, mi piacerebbe sapere perché lo consideri tale.

    Poi dissentirei sulla storia dei Giapponesi che seguono una loro linea artistica solo per raccontare una storia, è vero in parte, in molti ancora ci credono, ma il mercato ha molta influenza su moltissimi lavori giappi, Square Enix fino a poco tempo fa era un esempio palese, senza contare Capcom che lo è tuttora, poi basta uscire un attimo dall'ambito videoludico e troviamo Shonen Jump che stupra nel peggiore dei modi le sue serie di punta per poter vender a tutto spiano, insomma sarebbe ipocrita dire che solo loro ono bravi autori coerenti, non lo sono, di certo non tutti.

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  2. Hai ragione in entrambi i punti.

    Se noti, il commento che faccio su The Last of Us assume un duplice aspetto: quello "non merita 10" e quello "è una porcheria". Ciò che cambia (e in effetti non si capisce dal testo) è che il "più obiettivamente possibile mi pare un gioco non da 10", mentre il secondo va inteso come "personalmente mi pare una porcheria". Si tratta di un gusto personalissimo. Ci vorrebbe troppo ora a spiegare perché lo ritengo tale, ma se dovessi fare un riassunto direi che la trama non è un granché e il gameplay è piuttusto banale, sommati questi due punti rimane una grafica sicuramente maestosa, ma di cui notoriamente non me ne frega una mazza, e il risultato è che per i miei gusti The Last of Us è una porcheria, non rispecchiando nulla di quello che vado a cercare.

    Anche sui Giapponesi hai ragione. Ho generalizzato, e questo non andava fatto. C'è da dire che le compagnie grosse (di videogiochi) che hai citato, come Square e Capcom, godono ormai di una fortissima influenza occidentale, così come molte altre. Stesso discorso per Jump, che invece mira soltanto a sfornare nuove serie a go-go anche rischiando di massacrare la storia. Mi riferivo in realtà alle dinamiche medio-piccole, come appunto ditte rimaste "solo" giapponesi come Konami (anche se si stanno standardizzando parecchio pure loro, basti ricordare che hanno permesso l'esistenza di Castlevania Lords of Shadow) o, appunto, Platinum, fino agli indie.

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